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Figura 14 – Foto tessera del giovane dottor Tsushiya e schema del suo programma-obiettivo, a lui
abbiamo lasciato la possibilità di proseguire questa linea da noi brevettata (DOC 3).

Oggi, nel 2015, pensionato da 8 anni, navigando su internet leggo che per il programma ITER il
Giappone punta solo sul titanato di litio di Kunihico Tsushya. Questo materiale sarà il primo ad
essere testato nell’ IFMIF (in cui il Giappone gioca un ruolo importante e forse ne sarà la sede). Ma
non solo il Giappone è coinvolto. E’ convinzione generale che il Li2TiO3 in sferette di qualche
millimetro di diametro sarà il candidato numero uno per il modulo “blanket-breeder” di ITER, paesi
come Corea, India, Kazakistan e Cina stanno producendo lavori su questo litio-ceramico, ed è per
me un onore che i nostri lavori vengano citati da ricercatori di paesi “emergenti” assolutamente
estranei nei programmi degli anni precedenti il 2007. E’ il frutto dell’allargamento ai paesi asiatici
coinvolti nel programma ITER che vogliono investire e partecipare in questa grande avventura.

9 – Conclusione ed uno sguardo distaccato al futuro
Nel mondo occidentale i reattori veloci non ci sono più, malgrado abbiano centrato in pieno il loro
obiettivo scientifico e tecnologico. Non possono competere sul piano economico con reattori LWR
che usano una tonnellata di uranio arricchito che si realizza con 10 tonnellate di uranio, scartandone
9 di U-depleto. Poi quella decima tonnellata arricchita, quando è esaurita e contiene i transuranici, il
residuo U-235 ed una barca di FP (tra i quali gli stramaledetti Cs-137 e Sr-90), viene raffreddata e
spedita nei depositi ad alta attività. Quindi l’utilizzo dei LWR dell’uranio estratto dalle cave è
uguale a zero, = 0%, mentre per i reattori veloci l’utilizzo è = 100%.
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